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Piccola raccolta di piccole storie messe insieme da Ilvo, Giovanni, Orlandina e altri.
Tratto dal Foglielunghe n.134-135-137

PRIMA STORIA

Frate Girolamo (detto "frate Zaccheo") era il fratello si zio "Fello". Questo frate svolgeva la sua opera di pastore in quel di Valdarno. Era un uomo che non sopportava che le sue "pecorelle" mancassero alle funzioni domenicali.
Essendo, anche, un uomo di polso e di carattere forte, tutte le domeniche brontolava i suoi parrocchiani e con voce tonante, quasi da Apocalisse chiedeva loro:"Voi donne! Invece di stare davanti allo specchio a farvi i vitini di vespa e poi andare in giro a fare solicino nei prati verdi come gli "zamarri" dovete venire in chiesa!" e comunicava:" Voi uomini! Invece di perdere tempo a giocare alle palle per ore ed ore dovete, e dico dovete, venire alle funzioni!".
Questo si ripeteva tutte le domeniche ma i suoi parrocchiani continuavano a "brillare" per la loro assenza. Frate Zaccheo, più stanco ed esasperato del solito, una domenica salì sul pulpito e veramente infuriato, tuonò:"Ora basta! Sono stanco di vedere i banchi vuoti!
A voi uomini leverò le palle... e poi a voi donne ci penserò io!".

SECONDA STORIA

La zi' Santa (zia di zio Fello) era una donna davvero unica: sposata tre volte e tre volte vedova. Abitava a Raggiolo ma quando le girava metteva un po’ di carabattole in una sporta o in una cesta che si metteva in capo e veniva a Carda , da zio Fello.
Senza nessuna paura, fosse giorno o notte, lei partiva a piedi, attraversava il bosco e si presentava a casa dello zio dicendo:"So' venuta per un po’ " e "per un po’ poteva essere un giorno o un mese secondo il suo ghiribizzo.
Lei era fatta così; era la zi' Santa!
Le piaceva parlare con Ilvo anche se lui era poco più di un ragazzino, gli chiedeva consigli, gli raccontava le sue cose ...e così via. Insomma, come diceva lei, aveva voglia di "spassionarsi" un po’, di confidarsi con qualcuno.
Una volta, quando aveva già 80 anni ed era già vedova del terzo marito, venne a Carda, chiamò Ilvo e gli disse:"Bighio, 'gna che te chieda un consiglio; ho trovato un ometto, se chiama Pepe e l'è un bravuomo, l'hai la su' pensioncina e me vorrebbe sposare... Ce se potrebbe far compagnia e ce se potrebbe aiutare tutti e due... Che tu me consigli? M'armaritare?"
"Mah! Che v'a dire... se ve sentite, sposateve". Poi la zi' Santa tornò a Raggiolo, forse con l'idea di risposarsi...
Dopo qualche mese tornò a Carda, chiamò Ilvo:"Bighio, tu lo sai che el mi Pepe ell'è morto...!Meno male ch'innò sposato sinnò ero vedova un'artra vorta!"

TERZA STORIA

La pora Franceschina,non so bene se di Carda o di Raggiolo, era una donna anziana e senza denti per cui con qualche problema di masticazione.... Un giorno fu chiamata in pretura, a Bibbiena. Arrivato il momento della partenza,la mattina presto si alzò (le macchine non c'erano, si andava a piedi), si preparò metten­dosi il vestito migliore, si mise una castagna secca in bocca tanto per tener la bocca umida e partì.
Arrivata davanti al pretore,per avere più facilità di parola si levò la castagna di bocca e l'appoggiò sul banco...
Il pretore le fece le domande che le doveva fare,lei rispose quello che doveva rispondere ed alla fine, quando il pretore le disse che poteva andare,si mise a cercare sul banco, guardando di qua e di là,senza accennare ad andarsene... Il pretore per un po' la guardò meravigliato,poi,un po' spazientito,:"O che cerca brava donna ? Qui c'è gente che aspetta !"
"Cerco la mi' castagna ! O 'n dell è vita....?" Rispose la Franceschina "L'ho mangiata io" disse il pretore. Allora la signora lo guardò piena di meraviglia e gli disse: "Dio che denti boni ch'a l'à signore pretore ?! Io l'ho ciucciata tre ore e all'era sempre intera... "
Immagino la gioia del pretore ! ! !

QUARTA STORIA

La zi' Santa,donna dalla grinta invidiabile,un giorno si accorse che un uomo sposato e non più giovanissimo importunava la nipote giovanina e bella. Allora andò dall'uomo e gli disse "O tu lasci vire la mi' nipote o un giorno o l'altro passo alle vie di fatto!" e lui "Io 'nn'ò fatto niente de male. Lasceme stare!" "Io t'ho avvertito. Sta attento!"
L'uomo non tenendo conto delle minacce continuò a fare il cascamorto con quella figliolina tanto che la Santa,stanca di questa storia,un bel giorno si presentò davanti a lui con un coltellaccio in mano e gli disse "O tu lasci vire la mi' nipote o prima te sbudello e poi i budelli te li lego intorno al collo e te ce strozzo!" e intanto cercava davvero di accoltellarlo...
Dopo questa scenari seduttore un po' impaurito denunciò la Santa per minaccia a mano armata per cui fu chiamata in pretura.
Il pretore l'ammonì "Che vi è saltato in capo di minacciare quest'uomo con un coltello?! Dateme buone ragioni o io vi metto in carcere."
E lei "Signor giudice,la faccia com'a vole tanto io questo schifoso lo sbudello! E ora me metta in prigione. Tanto sa che gni dico signor giudice? Le prigioni en son mica fattepe'le capre!!"
E così si concluse il processo alla Santa.

QUINTA STORIA

Anche oggi molti sono più conosciuti con il soprannome che con il nome proprio; però tanti anni fa i so­prannomi li avevano proprio tutti e spesso si dimenticava i loro nome i cognomi.

Quando costruirono la casa di Marco e Zeno, lì a guardare c'erano sempre diverse persone che commentavano e parlavano con il "Drago",il muratore che c'era a quell' epoca. Tra quelli che stavano a guardare c'erano Leone e Cecco de Toro...........................................
Leone, che era uno dalla battuta facile, ad un certo momento,guardando verso il Borgo di Sotto, disse:" Toh che banda che siamo! Qui ce so' io Leone, là c'è Toro e lassù c'è 'l Drago ma guardate laggiù,guardate laggiù : ............................laggiù c'è Peggio! !
Dal Borgo di Sotto infatti veniva su lemme,lemme un uomo chiamato "Peggio" ma che andava in bestia ogni volta che lo chiamavano così.

SESTA STORIA

Quando lo zio "Toscano" (il suo vero nome era Sabatino) era un ragazzotto di otto o nove anni andò alla Motta a fare le frasche insie­me al suo zio.
Partì tutto felice ma tornò supereccitato dagli avvenimenti accadutigli, avveni­menti che andò subito a raccontare alla zia :
" Vidi un t'annemale infìccare in turuna buca per vedere cchell'era, io toco e lu... tuegge! E io ritoco e lu ...tuegge! E poi stappò.... ell'era una toppe !"
Traduzione : "Vidi un animale infilare in una buca; per vedere cosa era io fuoco e lui... curegge! Io rifuoco e lui... curegge! Poi scappò; Era una volpe".