Rimuginando di Don Carlo

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Pubblicato su Foglielunghe N.133 del 3 luglio 2003

Nonostante la venuta in Italia dei Savoia, forte antidoto, qui da noi c’è una gran voglia di monarchia. Non a tutti i livelli naturalmente; non a livello popolare ma a livello di governanti ed in particolare del piccoletto di turno.

In chi detiene il potere si crea una vocazione particolare. La voglia di averne di più? Certo ma soprattutto la voglia che nessuno possa dirti niente, la voglia che nessuno possa metterti i bastoni o, meglio, le leggi fra le ruote…

Ed ecco la voglia di monarchia: il re è superiore alla legge. Certamente -ci mancherebbe altro!- la legge è uguale per tutti, per tutti i sudditi. Il re fa le leggi per se e le leggi per i sudditi i quali devono essere contenti di avere un re così bravo, così lavoratore,conservare -aumentare è un po’ difficile- la fiducia in lui e, dato che la monarchia di cui si parla è una monarchia repubblicana o monarchia democratica- fare in seguito la sola cosa, al resto penserà lui, che possono fare per il loro bene: confermare la loro fiducia e disponibilità in modo che il re continui a regnare.

E così sono ben delineate le cose più importanti che un re deve fare (purtroppo anche un re qualcosa lo deve fare):

1 - curare in primo luogo i propri interessi, senza incertezze o scrupoli indegni di un re che si rispetti perché il re non può sbagliare e poi se il re è la nazione quello che è bene per il re è bene per la nazione anche se talora la nazione può impiegare un po’ di tempo prima di rendersene conto.

2 - formare una corte di cortigiani -sennò che corte è?- evitando- per l’amor diddio!- che vi siano teste capaci di pensare (sempre pericolose e di scarso affida-mento). Le teste migliori sono quelle convinte di saper pensare: di queste ci si può fidare e non tradiranno mai, basta ogni tanto dirgli quello che devono dire convincendoli che quanto dicono è una conquista del loro pensiero. Naturalmente devono essere gratificati con buoni posti e bei soldini in modo che il loro pensiero sia solo quello di non perdere questi e quelli. Fare in modo che nella corte ci sia qualche testa spiritosa che ogni tanto crei un po’ di rumore affermando, proponendo,richiedendo delle coglionarìe così che i sudditi possano ridacchiare un po’, così il re che le correggerà (ma non tutte…) sarà lodato (anche un lodo va bene!) e ringraziato dal popolo, dai sudditi per la sua intelligenza e per l’uso della sua autorità.

3 - altra cosa da fare, quella in apparenza più sgradita e sconveniente per un re: preparare i suoi sudditi a rinnovargli la sudditanza. Potrebbe, come detto, sembrare cosa sconveniente e mortificante: un re che si abbassa a convincere la gente a votare per lui! Non ci dovrebbe esser bisogno: un re così come possono non volerlo, dove ne troverebbero un altro quasi altrettanto bravo e capace?! Si, ma è buona cosa far sentire alla gente che anche il re crede nel suo popolo e ha fiducia in lui che anche il re è democratico, che anche il re è uno di loro (anche se i sudditi non lo credono e non lo vogliono credere). E poi deve dare una sensazione molto piacevo- le, quasi di onnipotenza quando si riesce a infinocchiare (parola non adatta parlando di un re,me ne scuso; si poteva usare,già, si poteva usare “ irretire”!) il popolo,a farlo pensare d’esser libero e rispettato e fortunato (le cose così bene  non sono mai andate… tanto prestigio internazionale l’Italia non l’ha mai avuto… tasse così poche… quasi tutti problemi risolti… e se mi date fiducia vedrete i miracoli che son capace di fare...).

Cosa sapiente e davvero degna d’un re non è guidare i sudditi con paraocchi e guinzaglio: è cosa rozza; cosa sapiente è non far vedere né guinzaglio né paraoc-chi.

Ma si sa: anche nelle monarchie repubblica o democratiche, comunque illuminate c’è sempre qualcuno che non capisce, che non si rende conto della fortuna che gli è capitata di poter vivere in una nazione guidata da un tale re e allora potrebbe anche succedere e di fatto succede che un certo numero di sudditi (numero esiguo e come potrebbe essere altrimenti?!) cominci a pestare i piedi o, meglio a saltellare qua e là gridando cattive e false parole contro il re.

Ma il re non si preoccupa anzi è contento: è o no la sua una monarchia democratica ? E allora bene che il popolo faccia vedere la sua libertà di contestazione che non va soffocata. E’ sufficiente guidarla buttando un’esca cioè lasciarli saltellare e gridare per un ossicino mentre intanto lui, il re, si prende non la bistecca e neanche il vitello intera ma tutta la mandria, pascolo e guardiani compresi…

Però, siamo sfortunati: s’aveva un re che ‘unn’era grande neanche a cavallo e,giustamente, non l’abbiamo voluto.

Ora ne abbiamo un’altro che ha anche un cavallo bello e ambito –quello di via Mazzini- ma è lo stesso un re piccinino ma convinto d’essere, almeno una  spanna!, più grande degli altri (per questo sta sul gradino di sopra e sui tacchi e le suole rinforzate delle scarpe!) ma noi, più sprovveduti e corbelli dei nostri genitori o nonni, lo abbiamo voluto noi.

La prossima volta scegliamolo bello, atletico un bel morone (l’immagine ha la sua importanza! …O no?) ché almeno ci faccia fare bella figura e che stia zitto chè così facciamo doppia bella figura, forse addirittura tripla bella figura. Ma questo sarà un merito di quello di prima……

Gli faremo un monumento, riconoscenti.