Viaggi di Lorenza Lupini

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Pubblicato su Foglielunghe N.138 del 25 novembre 2004

Per chi può e vuole partire suggerisco una visita a Barcellona, io ci sono tornata da poco e confermo che vale la pena. Il clima estivo può essere particolarmente caldo/umido (ma troverete aria condizionata dappertutto), nel resto dell'anno le temperature sono miti e senz'altro piacevoli.

Molti assoceranno Barcellona a paella e Ramblas. La paella, buonissimo piatto a base di riso e pesce/carne, è tipico di Valencia (200 o 300 km più a sud). Il loro vero piatto a base di riso è arroz a la Cassola: prevede carne e pesce ed è meno asciutto della paella. Fanno anche un tipo di pasta che si chiama fideua cucinata come la paella. Vi proporranno tra i piatti tipicamente catalani il pane con il pomodoro (!).

Le Ramblas sono in posizione centralissima, quindi un passaggio quasi obbligato, ma da scorrere rapidamente. Non mancano mai turisti e passanti. Può essere curioso guardare le bancarelle di uccelli e animaletti vari, si possono comprare fiori, giornali, osservare le statue viventi............. ma se non avete voglia di folla potete scegliere senza rimpianti un percorso diverso. Sedersi a prendere qualcosa è caro e la qualità risente delle orde di turisti. La mattina è forse possibile passeggiare senza urtare qualcuno ad ogni passo e anche la vista sarà ricompensata. Nelle Ramblas si affacciano anche due teatri tra cui il prestigioso Liceu, restaurato recentemente dopo un incendio.

In direzione del mare, a sinistra delle Ramblas c'è il quartiere gotico, sicuramente da visitare, e a destra il Raval. In quest'ultimo quartiere si è fatto molto negli ultimi anni per recuperare una zona disagiata e abitata principalmente da immigrati. Adesso è abbastanza alla moda per i locali e bar all'aperto, ci sono inoltre due musei dedicati all'arte contemporanea (MNAC e CCCB) che offrono sempre mostre ed iniziative interessanti. Questa parte molto frequentata si trova vicino alla Rambla, ma non garantisco se vi addentrate in strade secondarie a tarda notte.

Altra zona storicamente malfamata è il barrio chino, più vicino al mare rispetto al Raval. Se non siete troppo curiosi scendete verso il mare. Il punto di riferimento qui è il monumento a Cristoforo Colombo. Guardando il mare alla vostra destra si trova l'immenso porto di Barcellona e in alto la collina di Montjuic. Per godere da lì di una vista panoramica si può salire con una teleferica o tradizionalmente via terra.

A sinistra del monumento si trova invece un piccolo porto turistico e più avanti il quartiere della Barceloneta. Tralascio di parlare del Mare Magnum, raggiungibile da una passerella sul mare e che altro non è che un centro commerciale con ampia offerta di beni e servizi. La Barceloneta era invece   il quartiere dei pescatori, oggi conserva i suoi vicoletti,   ma I offre anche un viale di ristoranti e una bella passeggiata sul lungomare attrezzatissimo per chi voglia godere della spiaggia. Per essere dentro una città non è male. Volendo camminare si può raggiungere la Vila Olimpica (zona costruita per le olimpiadi) e altrespiagge, altri ristoranti e bar, locali...........

Al di là delle esigenze di ricezione turistica, a Barcellona è usuale sedersi al bar anche solo per un caffè e di mangiare fuori. Un cosa positiva è che mettersi ad un tavolino non significa spendere una cifra esagerata come nelle nostre città e si possono trovare menu per il pranzo sui 6-8 euro che sono completi e normalmente buoni. Certo meglio allontanarsi dalle zone troppo turistiche.

 

Se lasciamo il mare e risaliamo verso la zona centrale da Plaza Catalunya possiamo dirigerci verso il vasto quartiere exaimple. Qui è molto facile orientarsi perché è un ampliamento della città risalente all'ottocento e le strade sono tutte parallele e perpendicolari tra loro, si dà come punto di riferimento l'angolo tra due strade, per esempio Mallorca con Aragò. Qui si può passeggiare nel Paseo de Gracia e ammirare i palazzi modernisti di Gaudi (Pedrera, casa Batllo) e Muntaner, vedere belle vetrine di stilisti famosi....

A me piace anche la parallela Rambla de Catalunya, più piccola rispetto al paseo, più alberata e con bei palazzi. Barcellona ha tanti esempi di architettura modernista, dal più stravagante Gaudi ad architetti più sobri che possiamo scoprire camminando casualmente. E' anche questo il bello di visitare una città: girare senza una meta precisa per scoprirne le varie zone, senza farsi guidare. Tutti avrete in mente le immagini tipiche da cartolina della Sagrada Familia, del Parc Guell, sono luoghi che vale pena visitare, ma anche allontanarsi dai circuiti soliti può sorprendere positivamente.

 

A questo punto preferisco terminare questa parte didascalica che troverete del resto in ogni guida................. La prima volta che sono arrivata a Barcellona mi ero informata su cosa c'era da vedere e devo dire che impegnandosi in una settimana si vedono tutte le cose principali. A me la città è piaciuta subito e viverci due anni ha confermato la prima impressione, li quartiere dove abitavo si chiama Gracia ed era un paese fuori dalla città fino a circa un secolo fa. Si ha tuttora l'impressione di trovarsi in un paese con le sue stradine e piazze. E' un quartiere con molti giovani e che offre infiniti ristoranti di ogni paese, cinema e tra le cose più gradevoli per me la possibilità di sedersi ai tavolini fuori e prendere qualcosa tranquillamente in compagnia (Plaza del sol, del la virreina, Rius y Taulet...). Nel mese di agosto, dal 15 al 21, c'è la festa del quartiere che prevede la decorazione delle strade con un premio finale per la via più bella, cene, concerti di tutti i generi. Per una settimana c'è gente in giro per tutta la notte e partecipano gli abitanti del quartiere, non è pensata come attrazione turistica.

Girellare per le stradine di Gracia o camminare per la Rambla è ovviamente molto diverso. Di Barcellona mi piace questa varietà e la possibilità di accontentare gusti e stati d'animo. Puoi immergerti nella confusione o trovare spazi tranquilli, puoi vedere le vetrine di Chanel, mangiare nelle catene americane o entrare ancora in bar e negozi di alimentari uguali a 30 anni fa, dove vanno sempre le stesse persone del quartiere. Grazie al clima è una città che puoi vivere molto fuori ma non mancano mai le iniziative culturali ( musei, mostre) anche gratuite.

 

Come parlare di una città senza parlare dei suoi abitanti?

Barcellona si può senz'altro dire una città cosmopolita ma non dimentichiamo che siamo in Catalogna e i catalani, in generale, ci tengono a distinguersi dagli spagnoli. Non si tratta solo di una rivalità tra Barcellona e Madrid (e noi in Italia di campaniiismo ne sappiamo qualcosa..), è una questione che va oltre e che sinceramente nonostante due anni e molte conversazioni con i catalani ancora non capisco.

E' una regione come le nostre a statuto speciale, ma più che sul politico (hanno una lunga tradizione di sinistra) si infervorano sull'uso della lingua catalana. Tutti parlano catalano e castigliano, ma vorrebbero un uso quasi esclusivo del primo. E' vero che i mezzi di comunicazione usano anche il catalano, esiste la letteratura catalana, ma poi come straniero puoi comunicare benissimo in castigliano e allora non capisci questa loro pretesa rispetto ad una lingua che comunque parlano 6 milioni di persone contro il numero molto più alto di persone che parlano il castigliano. Concretamente pensi che non valga lo sforzo di studiare il catalano, cosa che invece li renderebbe orgogliosi, lo adesso posso capirlo, ma non ho fatto niente per impararlo, come me persone che vivono a Barcellona ormai da decenni.

La situazione cambia spostandosi da Barcellona verso la provincia, allora lì è più probabile che si usi solo il catalano.

lo non ho mai avuto problemi di comunicazione, se si accorgono che sei straniero ti parlano in castigliano ma in giro si vedono manifestazioni varie di difesa della Catalogna  e ribadisco che mi lasciano un po' perplessa............. capisco la valorizzazione di una cultura che si esprime e si forma con la lingua, ma le lingue devono seguire il loro percorso naturale di trasformazione o devono essere tutelate e imposte? Ci sarebbe molto da discutere.......................

Un fatto determinante è che durante il franchismo l'uso del catalano era proibito e punito, da questo è nato poi un comprensibile movimento di valorizzazione e sostegno. A favore dei catalani si deve dire che non raggiungono gli estremismi  dei Paesi Baschi, ma parlare di autonomia mi fa pensare a Bossi e alle sue idee, per non entrare in politica dirò solo che le condivido affatto. lo lavoravo come insegnante di italiano e mi ha fatto un certo effetto sentirmi dire nelle presentazioni degli studenti "sono catalano/a", invece di spagnolo/a. lo non mi presenterei dicendo "sono   toscana" ad una persona di un altro paese, ma è la mia percezione personale.... Una studentessa mi ha detto che era rimasta sorpresa di vedere in Italia una sola bandiera, mentre loro hanno quella spagnola e quella catalana......................... Questa è comunque una parte della popolazione, molti sono del tutto indifferenti alla questione e non danno all'uso del catalano connotazioni particolari, né affettive né politiche. Comunque vedere scritte in catalano o sentirlo parlare non pregiudicherà di certo la visita della città!

Per qualcosa tuttavia la Catalogna di distingue dall'immagine che generalizzando si ha della Spagna: feste, nottate insonni e divertimento sfrenato. Barcellona è una città efficiente (burocrazia, trasporti) e i catalani sono conosciuti come lavoratori e un po' avari. Durante la settimana non escono molto, almeno non come a Madrid. Sono inoltre quasi fieri di ammettere una certa riservatezza (leggi freddezza e chiusura dal punto di vista dello "straniero") in opposizione alla disponibilità e accoglienza degli abitanti del sud della Spagna che loro giudicano superficiale. Tra i miei conoscenti trasferiti a Barcellona dall'Italia e da altri paesi ho riscontrato spesso la difficoltà di fare amicizia con i catalani, quindi non è che arrivi lì e tutti ti invitano a cena o a ballare.................... naturalmente è anche motivato dal fatto di essere in una grande città e in questo forse tutte le città si assomigliano un po', ma posso dire che ci vuole tempo prima che si aprano..................... io ho comunque un'ottima amica catalana e anche tra gli studenti ho incontrato persone simpatiche e disponibili: abbiamo fatto cene e ho anche mangiato la paella cucinata in casa!

Paradossalmente, vivere a Barcellona mi ha fatto conoscere un po' di più l'Italia. Tutti i miei colleghi erano italiani di regioni diverse e ho fatto amicizia in particolare con persone di Napoli. Ho visitato la città, dopo che ne avevamo parlato scambiandoci informazioni sulle nostre regioni. E' stato molto divertente scambiarsi espressioni e modi di dire. Mi piace il dialetto napoletano e che dire della cucina? Che ne pensano i lettori e le lettrici di Foglie Lunghe di inviare idee e impressioni di viaggio su  queste due città  mediterranee?...Potremmo  immaginare  itinerari e  scoprire altro ancora...

 

"Tutte le nostre attività sono legate all'idea del viaggio. E a me piace pensare che il nostro cervello abbia un sistema informativo che ci dà ordini per il cammino, e che qui stia la molla della nostra irrequietezza. L'uomo ha scoperto per tempo di poter spillare tutta questa informazione d'un colpo, manomettendo la chimica del cervello . Di poter volare via in un viaggio i!lusorio o in un'ascesa immaginaria. Di conseguenza gli stanziali hanno ingenuamente identificato Dio con il vino, con l'hashish o con un fungo allucinatone; ma di rado i veri vagabondi sono caduti in preda a questa illusione. Le droghe sono veicoli per la gente che ha dimenticato come si cammina. I viaggi reali sono più efficaci, economici e istruttivi di quelli fittizi."

(Bruce Chatwin, Anatomia dell'irrequietezza)